Al riso “dono almo del ciel” Gian Battista Spolverini ha dedicato nel 1758 il poema La coltivazione del riso. Perché il riso è “... sopra ogni grano / Tanto pregiato più dopo il Frumento, / Quanto ad ogni metal dopo il lucente / Oro prevale il puro argento, quanto / A’ minor Astri dopo il Sol la Luna”.
Le prime testimonianze di coltivazione del riso nel mantovano risalgono all’inizio del ’500. La risicoltura fu introdotta in particolare nei luoghi in cui, a seguito delle esondazioni dei fiumi, si verificavano ampi impaludamenti: in questo modo i terreni venivano gradualmente bonificati e usati proficuamente.
Il riso è molto sensibile alle basse temperature e alle brusche variazioni: l’acqua limita gli sbalzi e stabilizza la temperatura del suolo e dell’aria in prossimità della coltura, salvaguardandone lo sviluppo. Nell’Oltrepò mantovano dalla prima metà del ’900, si coltiva il Vialone Nano, varietà ibrida (la più antica coltivata in Italia e la seconda in assoluto) incrocio tra in Vialone e il Nano, che contiene una proteina nobile che determina in fase di cottura elevata consistenza e bassa collosità. Perfetta per i piatti della cucina mantovana.
festa di primavera Durante la Festa di Primavera si svolge la battaglia del riso, una gara di risotti tipici, tutti da gustare.
Il “riser” è colui che ancora oggi controlla e regola il livello dell’acqua: abbassando e alzando il livello si favorisce il radicamento delle piantine appena nate e si combattono i parassiti acquatici (limitando il diserbo).
LE MONDINE da maggio ad agosto, dall’alba al tramonto si occupavano del trapianto, della monda, della trebbiatura e della raccolta del riso. Le fasi della coltivazione non sono cambiate ma tutte le operazioni oggi sono meccanizzate; delle mondine restano storie intense e canzoni popolari.