Nel parco del Forcello sono stati ritrovati, tra i resti carbonizzati della stanza di un artigiano etrusco del VI secolo a.C., il frammento di un favo e i resti di un’ape attaccati a un pezzo di abete bianco: segno che in quella stanza era presente un alveare per la produzione del miele.
Il miele è una sostanza prodotta dalle api attraverso la raccolta del nettare dei fiori, o della linfa di differenti specie botaniche, accumulata su piante e fiori (il cosiddetto “miele di melata”). Le api operaie “bottinatrici” raccolgono queste soluzioni zuccherine durante i voli alla ricerca di nutrimento e il contatto con le piante, immagazzinandole nella “borsa melaria” e trasferendole in seguito alle altre api dell’alveare, addette a inserirle nei favi. Il nettare liquido subisce in questi passaggi un processo di trasformazioni chimiche, arricchendosi degli enzimi prodotti dalle api e subendo una consistente perdita d’acqua. Sigillato con la cera dalle stesse api, viene lasciato maturare sino a che è pronto per la “smielatura”, cioè per l’estrazione dai favi. Sono i nettari a caratterizzare e rendere unico il miele: dipende dalla fioritura delle piante e dei fiori a cui le api attingono e quindi dalla piovosità della stagione.
A Corte Bancare (Borgofranco sul Po) c’è un bosco con un’altissima concentrazione di tigli selvatici e nostrani ed è il cuore del progetto ApeTilia dedicato alla diffusione nel territorio dell’apicoltura e della produzione di miele. Il progetto comprende la realizzazione di un Museo multimediale dell’ape, del miele e dei prodotti derivati dalla pianta del Tiglio.